Criticità della filiera suinicola: audizione al senato con Elio Martinelli

La nostra Associazione Suinicoltori Italiani (ASSOSUINI) insieme ai rappresentanti dell’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi (ASSICA) ha partecipato qualche tempo fa ad una audizione al senato riguardante le problematiche inerenti alla crisi delle filiere agricole causate dall’emergenza da COVID-19. A tal proposito è intervenuto il Presidente Elio Martinelli che, in videoconferenza, ha esposto alla Commissione agricoltura del senato le criticità in cui si trova la filiera suinicola e le proposte per risolvere questa situazione.

“Ho chiesto questa audizione perché purtroppo la nostra filiera sta andando ancora verso una crisi pesante”, ha esordito Martinelli: “La nostra è una filiera strategica e importante per il nostro Paese. Rappresenta più di 4.000 allevamenti in Italia con almeno 3.800 iscritti alle DOP e con oltre 600 scrofaie. Produce circa 8 milioni e mezzo di suini per anno, che sono in realtà poco più del 60% del fabbisogno di carne suina in Italia. Anche se questa produzione è “scarsa”, innesca comunque un indotto su tutta la filiera che vale quasi 20 miliardi di euro. Ci sono però alcune criticità in questo momento, alcune anche croniche”.

Tra le problematiche elencate da Martinelli emerge il crollo della redditività degli allevatori, dei prezzi dei suini al macello e di conseguenza del prezzo dei suinetti. Il crollo generale delle carni suine in tutta Europa ha le sue ripercussioni anche sul prosciutto crudo DOP. Tutto questo a causa della pandemia, che ha determinato la chiusura dell’Ho.Re.Ca che è un canale importante, del turismo, dell’export, della ristorazione, e quindi un calo repentino dei prezzi.

“All’inizio del 2019 c’è stato un disastro dei prezzi – continua Martinelli – Poi c’è stata la PSA in Cina e abbiamo avuto un aumento repentino in tutto il mondo del prezzo del suino. Poi un crollo con l’inizio della pandemia nel 2020. Quindi siamo passati da un costo di 1.10 euro al kg come valore del suino vivo a 1.80 a dicembre 2019 e poi di nuovo a 1.10 nel 2020. C’è stato poi recupero in estate e ora siamo a 1.27 euro, quindi a livelli insostenibili sotto il costo di produzione. Per questo, visto che vedo una situazione che perdurerà come crisi in generale in Europa, chiediamo che si possa attivare l’ammasso di carne suina in Italia, ma anche in tutta Europa”.

Anche il ministro tedesco ha già chiesto di attivarlo per la Germania, dove si parla di circa 600 mila suini in più da macellare, rispetto a quella che è la capacità del sistema. E la previsione è che si possa arrivare a 1 milione di suini in più, se questa crisi continua. Per questo, secondo Martinelli, bisogna trovare delle forme in fase di emergenza di congelare il prezzo dei suini affinché non vada sotto il costo di produzione, per non trovarsi in situazioni veramente difficili e per dare una sostenibilità al settore: “Se vogliamo aiutare velocemente gli allevatori, un altro provvedimento potrebbe essere di portare l’IVA al 10% anziché lasciarla al 7,95%, sulla vendita del suino vivo. Se potessimo ancora trovare delle risorse e attivare di nuovo il bando per il prosciutto crudo DOP, sarebbe anche questa una cosa che può aiutare”.

Il Presidente di Assosuini propone anche la creazione di un Piano Nazionale Suinicolo per i prossimi 5 o 6 anni, perché c’è bisogno di risorse pubbliche. “Se crediamo che questo sia un settore e una filiera che meritano fiducia e sostegno, abbiamo bisogno di migliorare l’efficienza delle nostre strutture, dobbiamo metterle in sicurezza. Basti pensare al problema della PSA. Abbiamo bisogno di migliorare non solo l’immagine, ma anche la gestione reale in termini di benessere animale, di sostenibilità ambientale, e poter allevare i nostri suini in modo da avere un minor bisogno di antibiotici. Perché questo è quello che chiede il mercato e il consumatore. Ma per fare questo ci vogliono risorse anche pubbliche”.

Secondo Martinelli, soprattutto chi vuole lavorare in un settore come quello delle DOP, dove i costi di produzione sono più alti, non può permettersi di avere una volatilità di prezzi così esagerato. Quindi propone un fondo mutualistico per scongiurare queste crisi di mercato e garantire un reddito alle aziende. “Bisogna prevedere in un Piano Nazionale degli incentivi per valorizzare il prodotto, per fare più comunicazione al consumatore, sia in termini di marketing ma anche in termini di sicurezza. Avere un marchio che distingua la produzione del Made in Italy, sia per l’Italia con il mercato interno, ma anche, e forse ancora più importante, per incentivare l’export. Questo vuol dire anche fare accordi di filiera, che oggi purtroppo è inesistente”.

Per Martinelli infatti c’è anche un problema di mentalità, ma è necessario far capire che l’aggregazione è strategica per il futuro. Per questo a suo avviso serve favorire le OP, le Organizzazioni di Produttori, per organizzarsi al meglio, gestire meglio l’offerta, gestire meglio il mercato e fare programmazione a medio-lungo termine. “Quello che succede in altri settori come il latte, cioè le OCM, le Organizzazioni Comuni di Mercato, è indispensabile che venga fatto anche nel settore suinicolo. Oggi la politica europea e anche quella italiana e regionale non lo hanno previsto, e non è giusto se crediamo che il nostro sia un settore strategico. A noi fa anche molto dispiacere che l’etichettatura, che è prevista per la carne suina e trasformata, sia stata rinviata ancora a due mesi per un problema di smaltimento di etichette. Ci sembrano cose sinceramente poco giustificabili. E questo provvedimento, che mi pare duri solo per un anno come prova, credo che sia invece un percorso che non può essere solo la prova di un anno. Bisogna riconoscere il diritto dei consumatori di sapere cosa mangiano quando comprano un prodotto. L’etichettatura, e quindi rendere più trasparente un prodotto al consumatore, è un diritto sacrosanto”.

“Abbiamo anche un problema di sicurezza per la PSA” – continua Martinelli – “Abbiamo i cinghiali che girano ormai in tutta Italia, non solo nelle zone montane, ma anche in città e sono un pericolo costante. Per cui bisogna prendere dei provvedimenti e togliere questo rischio. L’abbiamo visto con la Germania. La Cina immediatamente ha deciso di non comprare più il prodotto dalla Germania, che era il più grosso esportatore di carne suina verso la Cina. Non possiamo permetterci questi rischi. Abbiamo anche bisogno di completare l’accordo fatto circa due anni fa e che non prevede ancora le stesse opportunità che hanno tutti gli altri paesi europei: poter esportare carne fresca collegata con l’osso. Dobbiamo chiedere alla politica di impegnarsi, perché anche questa è un’opportunità che non possiamo perdere”.

Il Presidente di Assosuini denuncia anche la modifica ai disciplinari DOP, che sembrerebbe voler ridurre il mercato futuro delle DOP: “Non crediamo che questa sia l’unica scelta. Se riduco il settore non avrò una garanzia di reddito. Non è automatico e lo vediamo nel settore del bovino da carne. Sono 20 anni che si riduce la produzione e sono 20 anni che il settore del bovino da carne è in crisi. Non c’è garanzia solo perché riduco i numeri. In questa modifica la maggior parte delle nostre proposte, fatte da noi, dalle associazioni degli allevatori, da Assica e da Assalzoo non sono state nemmeno prese in considerazione dal Ministero e questo non è corretto. Dobbiamo puntare ad avere delle regole dove misurare in modo semplice, vero e completo la qualità della coscia, visto che stiamo parlando di prosciutto crudo. Questo dovrebbe essere l’unico obbiettivo per tutti”.

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