Economia circolare? “Del maiale non si butta via niente”

Il maiale è da sempre un animale straordinario, simbolo della circolarità. Da sempre, infatti, si dice che “del maiale non si butta via niente”, Vediamo perché.

Del maiale non si butta via niente”, un detto popolare millenario di origine contadina, che è una grande verità ancora attuale. Già in passato, possedere un maiale era considerata una vera ricchezza, in quanto doveva servire al sostentamento di tutta la famiglia il più a lungo possibile. Basti pensare che del maiale non si buttava nemmeno il sangue, usato per fare il tradizionale sanguinaccio: una crema di cioccolato, con biscotti secchi, pinoli e sangue di maiale, rinforzante, gustoso e nutriente per gli uomini di un tempo, che avevano bisogno di energie per lavorare nei campi.

Ottimizzare l’utilizzo dell’animale era quindi una necessità, quasi un dovere: per questo le famiglie contadine erano attente ad adoperarne minuziosamente ogni parte. Sono infinite le ricette della tradizione che impiegavano le parti meno nobili del maiale, come le orecchie, le ossa, la cotenna e le zampe. Questo modo di fare offriva non solo una varietà di sapori unici, ma limitava al minimo inutili sprechi, anche in segno di rispetto verso questa preziosa risorsa, che va ben oltre la sola carne.

Vediamo allora qualche esempio di prodotti che si possono ricavare dal maiale, animale straordinario che, ancora oggi, resta il simbolo della circolarità.

In un momento in cui ricercare l’efficienza, evitare lo spreco alimentare e ridurre l’impatto ambientale sono delle priorità, potersi avvalere della possibilità di ottenere tanti prodotti con pochi input e di riutilizzare le risorse è un grande vantaggio. È proprio ciò che avviene con l’allevamento suinicolo, dove i maiali vengono allevati non solo per la carne e i salumi della nostra tradizione gastronomica, ma anche per una miriade di altri prodotti, alcuni dei quali addirittura essenziali in campo medico.

Basti pensare ad esempio all’insulina per diabetici o all’eparina anticoagulante, due farmaci fondamentali di cui gli allevamenti suinicoli sono oggi le fonti più affidabili. Per questo la riduzione nel numero dei suini per la Peste Suina Africana causa non poche preoccupazioni in campo medico-farmaceutico (la riduzione dei capi suini in Cina ha portato in questi anni alla riduzione delle scorte di eparina negli USA, ad esempio). L’importanza degli allevamenti di suini è dimostrata anche dalla possibilità di avere prodotti come concimi naturali, cosmetici, cibo e giochi per animali da compagnia, sottoprodotti per generare biodiesel ecc., necessari in altri settori strettamente dipendenti da essi.

Non è per caso questo il concetto di “economia circolare”? Un  approccio sostenibile, dell’allevamento suino, che porta ad esempio a valorizzare il grasso dell’animale: oltre che per la produzione di lardo, strutto e salumi, infatti, può essere usato nella cosmetica, per la produzione di saponi, creme e cere; oppure, l’ultima frontiera è quella di sfruttarlo come biocarburante. Le setole del maiale, invece, trovano largo impiego nell’industria tessile e per la fabbricazione di pennelli e spazzole, mentre la pelle non è solo ottima per preparare dei croccanti pezzi di cotenna, ma anche per l’industria della concia e pelletteria per la produzione del cuoio, un materiale naturale e sostenibile, che può rimpiazzare la plastica (nota in Italia come “eco-pelle”!) in tante applicazioni. Il tutto, riducendo l’inquinamento ambientale, a partire da quello legato alla diffusione incontrollata delle micro-plastiche.

Sono molte le opportunità per il settore suinicolo di offrire ricadute positive sulla filiera in termini di efficienza e circolarità. Un altro importante esempio è il riutilizzo di prodotti alimentari non più destinati al consumo umano, che non sono classificati come scarti scarti (regolamento UE n. 68/2013). In particolare si fa riferimento agli ex prodotti alimentari che garantiscono ridotto impatto di CO2 e basso consumo di acqua. I mangimisti danno il loro contributo alla sostenibilità della filiera zootecnica con una scelta oculata delle materie prime e degli ingredienti, formulando mangimi sempre più efficienti e impiegando i residui di altre produzioni alimentari, o prodotti che per vari motivi non possono essere più destinati all’uomo. Anche le deiezioni animali possono essere riutilizzate come fertilizzanti per i campi, o per la produzione di energia tramite impianti di biogas.

L’economia circolare nell’allevamento suino rappresenta insomma una strategia molto promettente, che offre numerosi vantaggi. Oggi purtroppo i principali disciplinari DOP non danno la possibilità di utilizzo di queste materie prime che sarebbe un importante vantaggio ambientale senza rinunciare alle caratteristiche qualitative dei prodotti. È una delle caratteristiche su cui la filiera deve sempre più puntare in futuro. Grazie ai coprodotti della carne suina, che onorano il sacrificio di questo animale incredibile, “anti-spreco” per eccellenza, al risparmio degli input e al rientro in circolo degli output nel processo produttivo, si potranno incrementare i livelli di sostenibilità ambientale perseguendo un’ulteriore riduzione dell’impatto delle filiere zootecniche.

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