In una nuova puntata di Vaccachepodcast!, il programma di Veronica Ravasi Veneroni e Marzio Miodini su Spotify che spiega la zootecnia attraverso domande ad allevatori e ad esperti del settore, sono stati protagonisti i suini. L’esperta interpellata: Elisa Trogu, veterinaria suiatra. Di origine ligure, la Dottoressa Trogu spiega in questo podcast la sua passione per l’allevamento dei suini fin da piccola, ma anche le difficoltà del settore suinicolo oggi nel contrastare la Peste Suina Africana (PSA) e le principali sfide future.
“Tutti noi combattiamo ogni giorno contro la PSA, ognuno con il suo ruolo, ed è fondamentale non abbassare mai la guardia”, spiega la suiatra: “Bisogna portare avanti la formazione nei confronti degli allevatori che, in molti casi, hanno visto cadere dall’alto alcune imposizioni sulla biosicurezza che potevano sembrare forzate. Mi sono convinta che è fondamentale che questo aspetto venga sempre implementato, perché quello che dobbiamo fare non è semplicemente rispettare quello che la legge ci impone, con direttive anche comunitarie. Dobbiamo proteggere i nostri animali e tenere la PSA fuori dai nostri allevamenti. Ogni allevamento poi è una realtà completamente diversa e i veterinari di campo devono lavorare insieme agli allevatori tutti i giorni, con il massimo impegno.”
Oltre alle strategie che adottano gli allevatori oggi per tenere fuori dagli allevamenti una malattia che non ha cure, la Dottoressa ribadisce che in Sardegna la PSA c’è stata per più di 45 anni e non è morto nessuno, in quanto si tratta sì di una malattia gravissima che causa la mortalità di quasi il 100% dei suini, ma che colpisce solo e unicamente suini e cinghiali. Non colpisce né l’uomo, né nessun altro animale.
“Stiamo cercando di tutelare i nostri allevamenti e l’impegno economico per gli allevatori è estremamente gravoso. Per fortuna ogni tanto escono dei contributi, ma è corretto rilevare che in molti casi è più l’investimento di tempo che quello economico. Perché non ci si rende conto come magari delle piccole abitudini possano in realtà essere pericolosissime. È importante che i veterinari facciano notare all’allevatore alcuni aspetti essenziali di biosicurezza, insegnare come ci si muove all’interno e all’esterno dell’allevamento. I mezzi che entrano e le persone possono essere tra i veicoli più importanti, ecco perché il veterinario deve spiegare all’allevatore perché operare in un certo modo. È fondamentale che tutti gli operai sappiano cosa fare e tutti devono essere formati.”
Purtroppo negli anni non sono stati fatti adeguamenti, né investimenti (come ha invece deciso di fare il Canada, ancor prima di essere colpito dalla PSA) e il problema è stato preso sottogamba. “Come biosicurezza il settore suinicolo è secondo solo all’avicolo, quindi siamo avanti rispetto ad altri settori. Ma questo è un virus particolarmente problematico perché estremamente resistente nell’ambiente, nelle carcasse di cinghiale e viene veicolato dai selvatici. Ci sono allevamenti che non sono ancora in regola con il decreto sulla biosicurezza, che è entrato in vigore da luglio dell’anno scorso. Anziché dare la colpa a chi non ha fatto le cose o a chi avrebbe dovuto spingere per obbligare a fare le cose, ora siamo a questo punto e dobbiamo ripartire da qui, impegnandoci veramente tanto per fare le cose correttamente.”
Altro punto: il benessere animale. A livello tecnologico sono tante le innovazioni che gli allevatori potrebbero mettere in atto. La suiatra porta l’esempio di sale parto aperte, dimensioni maggiori di stabulazione degli animali e sistemi di alimentazione di precisione all’avanguardia, ma che sono ancora poche per i costi decisamente elevati. “Ci sono però dei sistemi innovativi che si stanno già utilizzando adesso, con dei microchip messi a livello auricolare che monitorano tutta la vita dell’animale, sui quali possono essere tracciati anche i farmaci, rispondendo all’esigenza di riduzione degli antibiotici, rispettando le normative europee che ci vengono imposte oggi. Ce ne sono anche altri, ancora in fase di studio, che utilizzano dei sistemi di rilevamento della tosse. In pratica, in base alla tipologia di tosse e di rumori percepiti dalla stalla, danno una sorta di “alert” all’allevatore, così che il veterinario possa poi valutare se sta succedendo qualcosa o se c’è una malattia in corso. Riuscire a percepire immediatamente che il problema sta arrivando ci permette di iniziare ad attuare delle procedure non necessariamente farmacologiche per arginarlo”.
Sulla PSA, la dottoressa Trogu dubita che sia un problema di breve risoluzione e suggerisce di iniziare a ragionare come se diventasse endemico, come sta succedendo in tante nazioni anche più avanzate dal punto di vista zootecnico, come la Germania (dove invece la PSA è riuscita ad entrare negli allevamenti suinicoli).
Ma un’altra sfida per il settore è il modo in cui il consumatore percepisce gli allevamenti intensivi e il lavoro di chi c’è dietro. “Bisogna far sì che le eccellenze, che sono la maggior parte degli allevamenti, non vadano a scontrarsi con le poche mele marce che potrebbero creare un’immagine che non è corretta”, sottolinea la suiatra: “Nei suini abbiamo avuto una notevole riduzione del farmaco. Siamo riusciti in questa sfida con tanto impegno, quindi è un peccato che certe piccole realtà fuori legge possano inquinare questo traguardo. Ci sono anche altri aspetti che ci vengono richiesti, come ad esempio il benessere a 360 gradi. Anche in questo ci stiamo portando avanti con l’aumento degli arricchimenti ambientali, come ci viene chiesto dalla normativa. Ho visto nelle nuove generazioni una voglia, un impegno, per iniziare a ragionare sugli adeguamenti delle strutture, dei grigliati, quindi per ottenere un benessere aggiuntivo.”
L’obiettivo del settore è dunque quello di fare cultura, corretta informazione e proteggere i propri animali, facendoli vivere al meglio. E un animale che sta bene produce meglio e di più. “Molti mi chiedono come faccia ad accettare che i suini vengano macellati, amandoli così tanto. Io sono convinta che se nessuno che li ama ci lavora, non cambierà mai niente. Anche se sono destinati a finire al macello, devono vivere la loro vita nel modo migliore possibile. Io sono sempre stata convinta di questo ed è questo che faccio nel mio piccolo. Ed è bellissimo.”