Emergenza PSA: lettera aperta di Assosuini ai nostri politici

In questa lettera aperta a Presidente del Consiglio, Ministeri competenti e Regioni, Assosuini fa l’ennesimo appello affinché si intervenga con urgenza per ridurre il pericolo PSA, Peste Suina Africana.

In questa lettera aperta al Presidente del Consiglio, ai Ministri di Agricoltura e Salute, e ai Presidenti delle Regioni, Assosuini fa l’ennesimo appello affinché si intervenga con urgenza per ridurre drasticamente il pericolo PSA, il virus della Peste Suina Africana che, ricordiamo, non è pericoloso per l’uomo, ma lo è per i suidi, quindi maiali e selvatici come i cinghiali. Purtroppo il problema in Italia non è stato affrontato con la tempestività necessaria che richiedono le situazioni di emergenza e le azioni di contenimento finora adottate non hanno portato i risultati attesi, perché troppo blande e inefficaci. Il cambio del commissario straordinario non è sufficiente a risolvere questa emergenza, specialmente se esso rimane senza portafoglio, quindi senza le risorse necessarie per implementare le misure.

Sono 477 infatti i cinghiali morti in un anno a causa della PSA, specialmente nelle regioni Piemonte e Liguria, e ultimamente anche a Piacenza, provincia confinante con Cremona e Parma! Numeri da brivido, destinati ad aumentare se non si interviene immediatamente con misure drastiche. Il sistema più efficace per arginare l’avanzata del virus è quello di disporre recinzioni sul territorio per formare una barriera che circoscriva le aree a rischio, intervenendo contemporaneamente all’esterno della zona infetta con un forte depopolamento attraverso l’abbattimento degli animali.

Lo ha fatto ad esempio il Belgio, con risultati soddisfacenti, posizionando ben 350 km di reti, mentre in Italia i chilometri di rete installata per ora sono solamente 120, in un’area interessata molto più estesa. Inoltre in Italia le restrizioni sono state molto più blande, non tutelando dalla diffusione per via indiretta, come può succedere ad esempio attraverso una macchina agricola, una bicicletta, una vettura, un operatore agricolo o un semplice turista con le sue scarpe, che diventano fonti di veicolo involontario del virus negli allevamenti.

Fortunatamente la zona infetta per ora non è a grande vocazione suinicola, ma se malauguratamente il virus dovesse arrivare dove ci sono molti e i più grandi allevamenti di suini, sarebbe una strage, perché occorrerebbe procedere all’abbattimento di tutti i capi. In Piemonte ad esempio, nella sola provincia di Cuneo, si contano 1,3 milioni di maiali, la maggior parte dei quali è destinata alla filiera del prosciutto di Parma. Il pericolo di contaminazione esiste e comporterebbe gravi ricadute sulla commercializzazione nazionale e internazionale dei prodotti del settore suinicolo, rischiando di far fallire l’intera filiera suinicola italiana, DOP in primis, visto che l’EXPORT sarebbe bloccato per 1 anno!.

Segnaliamo quindi ai Ministeri competenti che la situazione è molto critica, non si vedono segnali di miglioramento e serve con urgenza un ulteriore intervento più adeguato e incisivo. Finora in Italia le popolazioni di cinghiali continuano a crescere, aumentando il rischio anziché diminuirlo, segno che le barriere non sono sufficienti e l’epidemia continua a diffondersi. Chiediamo con questa lettera che venga.affrontata questa emergenza con strumenti e poteri straordinari e un cambio di rotta risoluto.

“Serve creare una regia di coordinamento con anche i sindaci delle zone infette e gli assessori regionali, perché sono loro che gestiscono le risorse”, sottolinea Elio Martinelli, Presidente di Assosuini: “Oltre ovviamente ai Ministeri competenti, come quello della sanità e dell’agricoltura. E serve farlo per un tempo indeterminato, considerata l’importanza di un fondamentale comparto economico del nostro Paese.”

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