In questi giorni è in corso la COP27, ossia la ventisettesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Si parla molto degli impatti sul clima di questa o quella industria, e in molti amano puntare il dito, spesso in modo strumentale, contro gli allevamenti. In pochi, invece, sembrano badare ad un dettaglio importante: in Europa le emissioni di gas serra continuano a calare e il settore agricolo è tra i più virtuosi a riguardo. In altri termini, in piena crisi climatica le emissioni di agricoltura e zootecnica diminuiscono. Preoccupano invece quelle ad esempio dei trasporti, che vedono un continuo aumento.
A rivelare questa tendenza è Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, che effettua il confronto fra i diversi Paesi UE attraverso uno studio che analizza l’andamento delle emissioni dei gas climalteranti in Europa dal 1990 al 2020. Per contrastare i cambiamenti climatici, secondo gli ambiziosi obbiettivi europei, si dovrà arrivare ad un taglio delle emissioni del 60% entro il 2030, con il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Dall’analisi emerge che il settore agricolo si conferma tra i più virtuosi in Europa, segnando una riduzione delle emissioni del 21% in 30 anni, incidendo solamente per l’11% sul totale delle emissioni di gas serra. Questo strepitoso risultato si ha grazie a tante realtà esistenti nel nostro continente che si impegnano da anni al fine di una produzione agroalimentare sempre più sostenibile per l’ambiente. Gli analisti mostrano che la maggior parte delle riduzioni si è verificata tra il 1990 e il 2015, prevendendo entro il 2030 un ulteriore calo del 2%.
Laddove invece si possono attuare misure aggiuntive oltre a quelle pianificate, le proiezioni dell’Agenzia Europea per l’Ambiente – AEA segnano un ulteriore riduzione del 5%. A livello globale, la FAO attribuisce ai sistemi alimentari un terzo delle emissioni mondiali di gas a effetto serra, mentre in Italia l’ISPRA registra che solo il 7,1% delle emissioni è attribuibile all’agricoltura. Il nostro Paese si distingue sicuramente come un modello da seguire, considerando che anche le emissioni dell’allevamento in Italia sono appena il 5%, contro il 14,5% calcolato a livello mondiale dalla FAO.
Secondo Eurostat, il settore agricolo in Europa è riuscito a ridurre le proprie emissioni per un totale di 100 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Anche l’allevamento ha ovviamente contribuito a questo risultato, con una riduzione del 22% del metano dei processi digestivi, corrispondenti a ben a 47 milioni di tonnellate. Contemporaneamente, si è registrato un taglio del 22% dei gas serra relativi ai liquami, e cioè metano e azoto, corrispondenti a 16 milioni di tonnellate.
Non si può dire lo stesso dei trasporti, dove purtroppo non ci sono trend positivi, ma solo un preoccupante peggioramento. Dal 1990 al 2020 infatti i trasporti hanno registrato un aumento del 7% delle emissioni climalteranti, pari a 50 milioni di tonnellate. Il settore dei trasporti, che include anche l’aviazione internazionale, si conferma tra i più impattanti, con il 23,2% delle emissioni, insieme al settore energetico, che impatta per il 23,3%, che però ha registrato un calo del 46% in trent’anni, con un trend in discesa.
Questi risultati confermano chiaramente che le buone pratiche agricole e l’allevamento ben condotto sono salutari per il pianeta, mentre tra le grandi urgenze su cui concentrare gli sforzi spiccano la decarbonizzazione dei trasporti, con investimenti verso una maggiore efficienza energetica.