La produzione di biogas dagli scarti e dai reflui zootecnici acquista oggi sempre più importanza al fine della riduzione degli impatti sul clima e del raggiungimento dell’indipendenza energetica. Anche il comparto suinicolo, insieme a quello dei bovini e degli avicoli, gioca la sua parte, fornendo letame e liquami utili alla produzione di energia rinnovabile. Il biogas infatti è una fonte alternativa per la produzione di energia pulita che si ottiene dalla decomposizione e digestione anaerobica di materiale organico di origine animale e vegetale.
I reflui e i sottoprodotti di scarto provenienti dagli allevamenti suinicoli costituiscono a proposito un ottimo materiale di partenza, in un sistema di economia circolare dove il rifiuto viene recuperato e diventa risorsa. I reflui suinicoli, che altrimenti rappresenterebbero dei residui inquinanti da smaltire, vengono riciclati convogliandoli all’interno di un fermentatore, dove in assenza di ossigeno e a temperatura controllata di 38-42°C vengono biodegradati da ceppi batterici che trasformano la sostanza organica in biogas, che è una miscela di vari tipi di gas, soprattutto metano ed anidride carbonica.
Nella produzione di biogas l’Italia è quarta, dopo Germania, Cina e USA ,con circa 2.180 impianti operativi. Di questi, 1.700 lo sono nel settore agricolo e 480 nel settore rifiuti e fanghi di depurazione, per un totale di circa 1.450 MWel installati di cui poco più di 1.000 nel settore agricolo (fonta GSE, marzo 2021). In Italia, gli impianti di biogas agricoli sono circa 1.700 su un totale di circa 2.180, quindi in numero rappresentano circa il 75%; come potenza elettrica installata gli impianti agricoli rappresentano circa 1.000 MW su un totale di circa 1.500 MW, quindi circa il 65%. Per le emissioni è difficile dare dei numeri, anche se sicuramente il biogas contribuisce alla riduzione dei gas serra.
Dal processo di raffinazione e purificazione del biogas si ottiene il biometano, con caratteristiche analoghe a quello di derivazione fossile, ma completamente green e rinnovabile. Il biogas può essere usato per produrre energia elettrica ed energia termica pulite, con cui alimentare le aziende e gli allevamenti stessi, per il riscaldamento di stalle e uffici, per i processi industriali e l’autotrazione, riducendo notevolmente i costi, le emissioni di gas serra e l’impatto ambientale.
Oppure l’energia può essere ceduta alla rete nazionale, contribuendo al raggiungimento della tanto agognata indipendenza energetica, di cui specialmente in questo periodo di conflitto, con tutti i problemi di approvvigionamento e di aumento dei prezzi che ne derivano, abbiamo purtroppo capito la grande importanza. Dalla fermentazione della massa organica viene prodotto, contemporaneamente al biogas e al calore, anche il digestato, che non è altro che puro fertilizzante naturale, che può essere impiegato per concimare le coltivazioni aziendali, contribuendo insieme al letame alla riduzione dei fertilizzanti chimici dannosi per l’ambiente.
I liquami e gli scarti di origine animale non rappresentano dunque un problema ambientale come si tende a credere. Anzi al contrario, sono totalmente recuperabili, potendo diventare una matrice di alta qualità per la produzione efficiente di energia pulita e rinnovabile. Questo ha incredibili vantaggi, non solo per raggiungere l’autosufficienza energetica, ma anche per la lotta al cambiamento climatico, rendendo la filiera delle carni un comparto sempre più sostenibile e strategico.