Modifiche urgenti alla PAC: all’Italia più produttività e autosufficienza per rispondere alla crisi

Non solo crisi energetica, ma anche lo spettro di una crisi alimentare si fa sempre più concreto a causa della guerra in Ucraina. Come per il gas, anche in agricoltura vi è la necessità di aumentare e diversificare gli approvvigionamenti di materie prime essenziali per la produzione italiana, come grano tenero e mais. Ma le regole europee esistenti pongono vincoli normativi comunitari che rendono difficoltoso il raggiungimento degli obbiettivi per uscire dall’emergenza. Per questo motivo, secondo il Presidente del Consiglio Mario Draghi, servono subito modifiche al contesto regolatorio attuale, che ostacola un aumento delle produzioni e la diversificazione degli approvvigionamenti.

La PAC oggi è troppo condizionata dagli obbiettivi del Green Deal, che non consentono di aumentare facilmente la superficie coltivabile. Ecco perché, secondo Draghi, in questo periodo di emergenza questi regolamenti comunitari che impediscono risposte rapide alla crisi vanno assolutamente rivisti e modificati. Draghi si è confrontato su questo aspetto anche con il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, che ha chiesto nell’informativa in Consiglio dei Ministri di posticipare l’entrata in vigore delle norme PAC che limitano la produzione agricola. Secondo Patuanelli è necessario attivare aiuti di Stato straordinari per il settore agricolo e agroalimentare sul modello dell’emergenza Covid.

“Va rimosso il vincolo al non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare” – dichiara Patuanelli – “È perciò indispensabile avviare con urgenza la creazione di un Energy Recovery Fund, il riorientamento della PAC e la deroga sulla disciplina degli aiuti di Stato per l’agroalimentare, affiancando misure di sostegno alle imprese italiane”. Secondo Patuanelli, il nuovo fondo europeo, finanziato da debito pubblico europeo comune, rappresenta per il Paese una prima risposta necessaria per fronteggiare una situazione inedita di vertiginoso aumento dei prezzi, che oggi colpisce tutta l’economia italiana e che non risparmia il settore agroalimentare: “Serve poi consentire ai fini produttivi l’utilizzo delle superfici lasciate a riposo e di tutti i pascoli, adottare misure per sostenere la domanda all’interno del mercato agroalimentare e il potenziamento delle produzioni nazionali”.

È dello stesso avviso anche Luigi Scordamaglia di Filiera Italia, che propone di rivedere la strategia Farm to Fork, per aumentare le fonti di approvvigionamento di grano, mais ed altre materie prime e anche la superficie coltivabile. Secondo Scordamaglia, bisogna smetterla di smantellare la produzione italiana, che causa l’aumento della dipendenza da altri paesi, e bisogna predisporre subito risorse per sostenere la produzione agricola e zootecnica. “Occorre superare l’ostruzionismo di chi non crede nella capacità dell’Italia di aumentare il suo approvvigionamento in cereali, carne o latte, sostenendo che non avremmo abbastanza terra, e chiede solo garanzie sull’import”, commenta Scordamaglia: “Con efficaci contratti di filiera che consentano investimenti adeguati potremmo invece aumentare la nostra produzione in maniera significativa e sostenibile”.

Anche il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha espresso apprezzamento per le proposte del ministro Patuanelli, ritenendo necessario un allentamento urgente dei vincoli esistenti sull’estensione delle coltivazioni cerealicole, in modo da incrementare in tempi brevi il potenziale produttivo nazionale già dei prossimi raccolti. “In questo periodo è emersa con chiarezza la necessità di ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime destinate al settore primario”, dichiara Giansanti: “Dare maggiore respiro alle colture cerealicole e dei semi oleosi, indispensabili anche per la zootecnia, serve a ridare all’Italia maggiore capacità produttiva e autosufficienza alimentare”.

Dal canto suo la Coldiretti è pronta a produrre più grano e mais, contando circa un milione di ettari di Superficie Agricola Utilizzata, recuperabili alla coltivazione di cereali in Italia. “Siamo pronti a coltivare da quest’anno 75 milioni di quintali in più di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, per rispondere alle difficoltà di approvvigionamento dall’estero determinate dalla guerra”, annuncia il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini, in occasione del tavolo convocato al Mipaaf sull’emergenza grano e sulla carenza di materie prime, costringendo gli allevamenti ai primi razionamenti.

“Si propone all’industria alimentare e mangimistica di lavorare da subito a contratti di filiera con impegni pluriennali, per la coltivazione di grano e mais, riconoscendo un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti, per consentire di recuperare livelli produttivi già raggiunti in passato”, conclude Prandini, ringraziando Patuanelli per il suo sostegno al settore primario.

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