Per combattere l’antibiotico-resistenza serve capirne le origini

Su circa 7 milioni di ricette veterinarie emesse in un anno, 6 milioni si sono riferite ai nostri animali da compagnia, e non a quelli da allevamento.

Oggi si è consapevoli della serietà del problema dell’antibiotico-resistenza. A livello comunitario si sono messe in atto restrizioni sia sulle quantità, che sui tipi di molecole utilizzabili nel settore veterinario. In Italia, abbiamo fatto anche di più, con l’introduzione dal 2019 della ricetta elettronica veterinaria, che ha portato numerosi vantaggi. Come la possibilità di analizzare i dati in modo preciso e in tempo reale. Che cosa abbiamo scoperto, così?

Fino a ieri l’Italia veniva additata come uno dei Paesi in cui l’uso di antibiotici in campo veterinario era fra i più alti. Ma i dati ci dicono che in realtà non è affatto così: su circa 7 milioni di ricette veterinarie emesse nel 2021, quasi 6 milioni sono state destinate ai nostri animali da compagnia, e non a quelli in stalla. E l’Italia è il Paese con il più alto numero di animali da affezione: circa 30 milioni di animali, cioè il doppio di bovini e suini messi insieme!

Per gli animali da reddito, invece, sono state emesse meno di 920 mila ricette per farmaci e antibiotici. L’introduzione della ricetta elettronica, insieme alle altre norme di restrizione e allo studio di nuovi metodi di allevamento, hanno portato a una diminuzione dell’uso di farmaci nell’ordine del 30% nel giro di pochi anni.

A questo va aggiunto che all’impiego di farmaci fa sempre seguito un periodo di attesa, detto “di sospensione”, durante il quale gli animali non possono essere macellati e nemmeno i loro prodotti come latte e uova possono essere raccolti. Questo serve a dare il tempo al farmaco di essere completamente smaltito dall’animale, così che non ne resti alcuna traccia negli alimenti che mangeremo.

L’EFSA, Ente europeo per la sicurezza alimentare, conferma infatti che nella carne, nel latte e nelle uova italiani non si riscontrano residui di farmaci, compresi gli antibiotici. Le ultime analisi mostrano che, a fronte di oltre 600 mila campioni esaminati, solo l’1,7 per mille ha presentato tracce di sostanze indesiderate, per la maggior parte solo contaminanti ambientali.

Anche in questo campo stiamo lavorando bene. È ora di dirlo, e farlo sapere al più alto numero di persone possibile.

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