PSA, a rischio le esportazioni di prosciutto di Parma

Il peggio che temevano è arrivato: scoperta una carcassa di cinghiale infetto con PSA nel regno del Prosciutto di Parma A rischio l’export di prosciutti Made in Italy.

Il peggio che tutti temevano è arrivato. È stata scoperta una carcassa di cinghiale infetto con la Peste Suina Africana proprio nel regno del Prosciutto di Parma, a Langhirano, tra Fornovo e Varano. Una catastrofe già annunciata, che nessuno ha cercato davvero di fermare. Tutta la provincia di Parma, ad alta vocazione suinicola, si trova così proiettata all’interno di una zona con un altissimo indice di rischio, che vedrà inevitabilmente il blocco delle importazioni da parte di molti Paesi.

“Oggi la Commissione Europea potrebbe bloccare le esportazioni del Prosciutto di Parma”, dichiara il Presidente di Assosuini, Elio Martinelli: “Lo diciamo da due anni che senza un intervento deciso la Peste Suina Africana sarebbe arrivata a Parma col rischio di quarantena. La politica non ci ha ascoltato. Ora è arrivata l’ufficialità: c’è una carcassa di cinghiale positivo a Fornovo (PR). È già stata convocata negli scorsi giorni una riunione d’urgenza a Bruxelles, l’esito darà le linee guida. Il rischio è quello di veder prendere provvedimenti draconiani. Tra cui potrebbe essere il divieto di macellazione. Sarebbe l’inizio della fine. Il governo dovrà esercitare il massimo della pressione per salvare l’export”.

Si rende necessario anche distinguere nettamente tra il problema dell’infezione del selvatico con quello del domestico in allevamento, perché non ha senso confondere le due cose: “Il suino domestico oggi non ha alcun problema, perché abbiamo blindato tutti gli elementi di contagio”, spiega Martinelli: “Per cui un allevamento controllato e senza casi non va chiuso. E senza allevamenti chiusi non devono scattare blocchi all’export. Bisogna far cambiare la regola a livello comunitario. Ma soprattutto si deve intervenire con gli abbattimenti di massa dei cinghiali infetti”.

E in questo, secondo Martinelli, il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini, già molto attivo con le manifestazioni degli agricoltori al Brennero in difesa del Made in Italy, potrebbe dare un efficace contributo, portando 10.000 giubbetti gialli al governo per farlo intervenire tempestivamente nell’eliminazione dei cinghiali. “Il tempo delle mezze misure e dei favori all’ideologia ambientalista è finito”, conclude Martinelli: “Decida Giorgia Meloni se prendersi la responsabilità del crollo della filiera dei prosciutti.”

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