Ennesima delusione per il mondo degli agricoltori e allevatori. Il Parlamento europeo ha dato la sua approvazione definitiva alle nuove norme della Direttiva sulle Emissioni Industriali (IED), che verranno quindi estese agli allevamenti di suini con più di 350 unità di bestiame (LSU).
Dopo l’esclusione degli allevamenti bovini e i tentativi di far lasciare fuori anche suini e pollame, ci si aspettava un esito ben diverso. E invece, si è persa l’ennesima occasione per costruire insieme agli agricoltori la strada verso una maggiore sostenibilità. Con 393 voti favorevoli, 173 contrari e 49 astensioni, l’UE approva l’accordo con gli Stati membri sulla revisione della IED e con 506 voti favorevoli, 82 contrari e 25 astensioni il nuovo regolamento sulle “emissioni industriali”.
Sono escluse le aziende che allevano suini in modo estensivo, biologico e all’aperto per un periodo di tempo significativo nell’anno, mentre per le aziende che allevano sia suini che pollame il limite sarà di 380 LSU. La legge renderà più restrittivi i limiti per le aziende agricole e le fabbriche sullo smaltimento dei rifiuti e sui gas inquinanti, nel tentativo di ridurre i danni all’ambiente. Resta però altamente irragionevole equiparare la zootecnia alle industrie inquinanti.
Secondo l’ultimo rapporto ISPRA, “Le emissioni di gas serra in Italia: obiettivi di riduzione e scenari emissivi futuri”, risalente ad aprile 2023, il comparto agricolo nel suo complesso continua a essere tra i settori più contenuti. Infatti solo il 7,1% delle emissioni di gas serra è attribuibile all’agricoltura, e poco più del 5% è ascrivibile al settore dell’allevamento. Altri comparti, invece, incidono in maniera notevole: i trasporti con il 25,3% e le industrie energetiche con il 23.7%.
Con questa decisione, il settore suinicolo italiano ed europeo, e con esso quello avicolo, verranno fortemente penalizzati, con alti costi e oneri burocratici per le imprese. Insomma, un ulteriore colpo alla zootecnia. Secondo CIA, solo in Italia rientrerebbero nel nuovo perimetro disegnato dalla direttiva il 90% degli allevamenti avicoli e il 20% di quelli suinicoli, con un impatto superiore all’80% sulla produzione di carne di maiale.
“L’Europa ha scelto la fame in nome dell’ideologia, imponendo regole assurde agli operatori agricoli sulle emissioni inquinanti”, commenta il Presidente di Assosuini, Elio Martinelli: “Il risultato, ora, sarà di dover scegliere se bloccare le importazioni da Paesi che fanno molto peggio in termini di emissioni e tutela ambientale, o la fame. Se gli ecologisti saranno coerenti, sceglieranno la fame. Non è l’agricoltura la principale fonte di inquinamento. È ora di smettere di criminalizzare chi sfama l’Europa con limiti crescenti, basati su scelte antiscientifiche.”
Siamo a fianco a tutti gli altri produttori del comparto e portiamo solidarietà a chi manifesterà sotto il Parlamento europeo, aggiunge Martinelli: “Abbiamo chiesto agli Eurodeputati di alleggerire il peso della transizione verde su chi produce e guardare con più severità chi non lo fa. Se i popoli saranno saggi a giugno non rinnoveranno il voto a chi vuole il ritorno della carestia in Europa. Noi non abbiamo dubbi su quale scelta faremo nelle urne. Si inizi a parlare più seriamente di clima ed inquinamento e si abbandoni la caccia alle streghe negli allevamenti, se si vuole davvero un’Europa più sostenibile”.