Ha senso vietare il taglio della coda dei suini?

Il taglio della coda nei suini è un tema molto controverso che, in quanto tale, porta a continui ripensamenti sulla sua utilità ed il suo reale impatto sul benessere animale. Ma di cosa si tratta?

Il taglio della coda nei suini è un tema molto controverso che, in quanto tale, porta a continui ripensamenti sulla sua utilità ed il suo reale impatto sul benessere animale. Il problema è che ciò avviene più sulla base di scelte ed opinioni basate sull’emotività che non su considerazioni di tipo veterinario. La caudectomia, termine con cui si indica la rimozione chirurgica della coda dei suini, mira infatti ad evitare la morsicatura della coda, comportamento anomalo frequente ma di difficile gestione. Questo può portare a serie conseguenze sulla salute degli animali, con ferite ed infezioni da trattare magari con antibiotici.

Per aumentare i livelli sicurezza e benessere animale negli allevamenti suinicoli italiani, il taglio della coda effettuato pochi giorni dopo la nascita è da sempre la soluzione più indicata, secondo gli addetti ai lavori. Avrebbe dunque senso impedirlo, come vuole fare la Regione Lombardia che, con una Circolare della Direzione Welfare e Veterinaria inviata a tutti gli addetti ai lavori, ha definito un cronoprogramma di impegni che, dal 2023 al 2025, bandirà il taglio della coda nei suini allevati nella regione? Secondo alcuni operatori del settore no, non ha affatto senso. Ne abbiamo parlato con Elio Martinelli, presidente di Assosuini, l’Associazione di categoria che si occupa degli interessi dei suinicoltori italiani.

“Il taglio della coda si pratica nei suinetti dopo pochissimi giorni dalla nascita per arrecare meno dolore possibile”, ricorda Martinelli: “Sappiamo infatti che, in un sistema intensivo come è quello di quasi tutte le suinicolture del mondo, purtroppo si può creare un nervosismo che porta a morsicare la coda e quindi a fare delle ferite con fuoriuscita di sangue. Quando succede questo è un disastro, perché gli animali sono attratti dal sangue e quindi non si finisce più di aggredire altri, con conseguenze molto gravi. Abbiamo ferite, infezioni, ascessi, con sofferenze evitabili e aumento della mortalità di tanti animali. E anche se un animale si riesce a salvare con terapie antibiotiche prolungate, ci saranno comunque conseguenze sulla qualità della carne e sui tagli nobili delle mezzene che il macello dovrà sezionare. Infatti si verificano diverse situazioni di problemi asinotamatici visibili solo nella fase di macellazione, con la presenza di ascessi lungo la colonna vertebrale e il conseguente scarto di parte della carcassa.”

Dunque, come spiega il Presidente di Assosuini, il taglio della coda è una pratica preventiva efficace per evitare inutili sofferenze agli animali, eseguita da un veterinario specializzato in modo da non arrecare dolore al piccolo suinetto, e tutelarlo fin da subito da sofferenze future ben peggiori. Potrebbe essere efficace prevedere anestesia/anelgesia al momento del taglio coda, al fine di garantire il completo benessere del suinetto stesso. Per questo motivo l’Associazione che rappresenta gli allevatori suinicoli italiani si è opposta fermamente al divieto di questa pratica in Lombardia. “Noi come Assosuini ci siamo opposti a questa decisione, perché non comprendiamo quale sia la vera motivazione di una tale imposizione”, spiega Martinelli: “Politicamente non è giustificato il fatto che si obblighi a fare una scelta di questo tipo, che preveda solo la possibilità di chiedere delle deroghe per continuare ad usare questa pratica dopo il 2025. L’unico che può farlo è il settore allo stato brado, che non è la realtà dell’allevamento. Anche il bio può farlo, ma purtroppo i prezzi sono aumentati per tanti motivi e non vanno incontro al potere di acquisto dei consumatori, che oggi è più basso di prima. La GDO pretende ai fornitori dei prezzi in calo e quindi tanti allevatori del settore bio stanno chiudendo”.

Fornire animali a coda tagliata sarà permesso solo a quegli allevamenti in possesso della deroga autorizzata. “Ma nell’arco di 12 mesi, gli effetti del percorso di miglioramento dovranno portare ad esaurire l’esigenza di deroga temporanea”, spiega il portale di Assosuini: “Nel caso in cui, nonostante le migliorie apportate, si rendesse necessario introdurre ancora animali con coda tagliata, l’allevatore dovrà presentare un’ulteriore richiesta di deroga, nella quale dovrà indicare le ulteriori migliorie che intende apportare. L’allevatore dovrà comunque assicurare e documentare un progressivo aumento del numero di animali detenuti a coda integra.”

Il taglio della coda è una strategia preventiva molto usata anche per evitare l’uso di antibiotici, che altrimenti verrebbero impiegati abbondantemente per trattare le infezioni causate dalle morsicature. “Non si capisce quindi perché ci sia questa insistenza – continua Martinelli – Sembra che la rappresentanza politica sia succube di quello che chiedono certe associazioni animaliste, che avranno i loro buoni motivi, ma non è detto che abbiano ragione”. Secondo il Presidente di Assosuini le ONG animaliste sono troppo ascoltate dai decisori pubblici, mentre si dovrebbe intervenire seguendo la realtà di quella che è la zootecnia in Italia, e non le emozioni dettate da un malinteso “amore” per gli animali, che senza competenze, né cognizione di causa, finisce per non fare davvero il loro bene. “Se vogliamo andare avanti con questa situazione nella realtà suinicola italiana, che ha un suino molto pesante con tempi di crescita molto lunghi, significa che vogliamo far chiudere il nostro settore con le sue DOP”, conclude Martinelli.

Fonte: Rivista di Suinicoltura, Luglio 2023

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