Oggi Assosuini inizia un nuovo percorso, orientato verso una corretta informazione sul settore suinicolo. Lo facciamo insieme ad una professionista del settore che, a differenza di molti suoi colleghi, trova più importante comunicare in modo trasparente e quindi efficace, che non dedicarsi al solo marketing e vendite. Stiamo parlando di Stefania Veneroni, con cui abbiamo raccolto una prima intervista introduttiva.
Vuole presentarsi? Chi è Lei, e di cosa si occupa?
Sono Stefania Veneroni e sono il Consigliere delegato di Dox-al Italia S.p.A, azienda che opera da più di 60 anni nel campo dell’integrazione e della medicina veterinaria. Di recente sono diventata anche Presidente del CdA de La Veterinaria, azienda umbra di proprietà di Dox-al al 100%.
Da quanto tempo lavora in questo settore?
Sono entrata in azienda a 19 anni, ora ne ho 57 e ho sempre lavorato in questo settore, occupandomi all’inizio di Quality Assurance, che negli anni ‘90 era considerata la vera innovazione, un po’ come oggi si parla di sostenibilità e di digitalizzazione. Questo mi ha permesso di descrivere e rimpostare tutti i processi organizzativi, produttivi e di controllo. Ma anche di capire e conoscere approfonditamente l’azienda e farla evolvere, consentendole di essere tra le prime industrie ad ottenere la certificazione ISO 9000.
Poi, come si è continuato ad innovare?
Si è stabilito che le aziende produttrici di integratori vitaminici e medicati dovessero diventare per la parte dei medicati delle vere e proprie aziende farmaceutiche. E così, Dox-al ha acquisito un polo produttivo in cui costruisce l’officina farmaceutica, diventando un’azienda farmaceutica, oltre che alimentare.
Lei però si occupa di marketing, oggi?
Sì, dopo l’inaugurazione del nuovo polo produttivo, mi sono dedicata – per scelta – alla parte commerciale. È stata una ulteriore necessità di conoscenza. Volevo scoprire come funzionava il mercato nel nostro settore, cosa impossibile standosene in ufficio o in produzione. Dovevo uscire sul campo. Ed è lì che ho scoperto veramente questo settore meraviglioso, fatto di mangimifici, allevamenti di suini, di vacche da latte, di bovini da carne, circuiti integrati di polli e tacchini, macelli. E di tante belle e sane famiglie come la mia. Non aveva importanza che si trattasse di industrie o allevamenti, sempre di imprenditori si trattava. Concluso questo periodo, durato circa 5 anni, sono passata alla Direzione Generale e oggi sono un Consigliere Delegato con supervisione delle vendite, coordino nuovi progetti di sviluppo e il dipartimento Marketing & Comunicazione, sia per l’Italia che per l’estero.
Con questa intervista introduttiva inizia una nuova collaborazione con Assosuini. Cosa si vuole fare con questa nuova rubrica?
In poche parole, supportare l’Associazione a comunicare la realtà del settore zootecnico. Questo perché ritengo che fare corretta informazione sia un dovere di tutti gli operatori del settore.
Quindi non si tratta della solita rubrica in cui si promuovono i prodotti di una determinata azienda…
Assolutamente no. Non si parlerà dei prodotti, ma del settore zootecnico, argomento che interessa tutti. E in questo siamo coerenti. È vero, senza essere ipocriti, siamo un’azienda che produce dei prodotti e offre dei servizi, non siamo una organizzazione senza scopo di lucro. Ma non ci si deve sempre necessariamente concentrare sul profitto economico derivato dalle vendite.
Ad esempio, stiamo sponsorizzando Associazioni volte allo sviluppo della cultura e della formazione dei giovani, e sta per iniziare la seconda edizione del Master in zootecnia, che anche quest’anno sponsorizzeremo, dando così la possibilità di formarsi a giovani e futuri professionisti del settore che ne hanno bisogno. E questo contributo di sponsorizzazione è rivolto senza distinzione a tutti, anche ai giovani impiegati dai nostri concorrenti. Vogliamo aiutare la formazione delle nuove generazioni senza fare distinzioni, perché saranno loro a dover mandare avanti il nostro settore. E questo è (o dovrebbe essere) interesse di tutti.
Quali errori ha commesso il settore zootecnico a livello di comunicazione? E come vi si può rimediare?
Secondo me il settore zootecnico non ha commesso errori. Semplicemente, non si è interessato alla comunicazione, infatti anche oggi è neofita in questo ambito. Io credo che gli operatori del settore dessero per scontato che, al di fuori del loro ambito, si capissero la complessità e lo sforzo che ci sono dietro al loro lavoro: sacrifici che, chi non è del settore, non può neanche immaginare – mi riferisco soprattutto agli allevatori. Sono convinta che, impegnati così come sono sempre stati a fare bene il loro lavoro, si siano trovati impreparati (e sentiti parecchio spaesati) nel momento in cui hanno iniziato a ricevere tutti questi attacchi. Ci si è concentrati sul fare e sul fare bene, sottovalutando i possibili attacchi (del resto inimmaginabili fino a pochi anni fa) e non cogliendo l’importanza di una buona comunicazione.
Che fare, dunque?
Dobbiamo ripartire da zero e costruire consapevolezza sia nelle vecchie che soprattutto nelle nuove generazioni di quanto sia importante comunicare. Serve però una comunicazione corretta, che si basi sul racconto di storie reali e su dati oggettivi, avvalorati da fonti credibili. Ad una comunicazione “agguerrita” e “pilotata”, si dovrà rispondere con una comunicazione seria, “semplice” e trasparente, così come è il nostro settore. La gente non è stupida ed i consumatori vogliono approfondire e decidere in autonomia, senza manipolazioni o strumentalizzazioni. Non sarà difficile, basterà raccontarci per quello che siamo: un settore produttivo etico per natura. Solo così possiamo coesistere e andare avanti. Una comunicazione ben lontana dall’abbassarci a contrastare delle assurde, ipocrite ed opportunistiche (perché dietro a tutto questo c’è un tornaconto evidente) accuse contro il nostro settore. Come nel caso della PSA, tragedia nazionale devastante strumentalizzata in modo ignobile. Basta dire le cose come stanno.
Considerando le varie sfide che si trova ad affrontare, come vede il futuro della filiera suinicola, e della zootecnia in generale?
Roseo, se tutti quelli della mia generazione, quella precedente e tutto il settore riusciranno finalmente a fare quello che hanno sempre detto di dover fare e non hanno mai fatto: fare sistema. E se si riuscirà a supportare i giovani nell’affrontare il cambiamento e le evoluzioni in atto, non ponendo delle barriere al cambiamento, ma supportandolo.
A proposito, qual è in tutto questo il ruolo dei giovani?
È ovviamente un ruolo fondamentale. Ogni generazione porta a un’evoluzione, di questo ne devono essere consapevoli sia i giovani, che soprattutto le generazioni che li precedono. I dati ci dicono che recentemente il numero degli iscritti ai corsi di laurea in Agraria e in Scienze delle Produzioni Animali è aumentato, portando alla creazione di federazioni per i giovani del settore e Master post-universitari che hanno proprio lo scopo di supportare la loro formazione e, quindi, il futuro del settore.
I giovani oggi stanno già cambiando il settore, apportando novità produttive nei loro allevamenti, per conservare l’eccellenza del Made in Italy nel mondo, ma in maniera più etica con una grande attenzione alla sostenibilità.
E il ruolo delle donne?
Per quanto riguarda le donne, si stanno approcciando al settore in numero sempre maggiore. Ad oggi le iscrizioni di giovani donne a Scienze delle Produzioni Animali e a Veterinaria (anche del comparto animali da reddito) hanno superato quelle degli uomini. Il dato parla da sé: il settore zootecnico, rispetto alle generazioni passate, dovrà aprirsi all’introduzione delle figure femminili, e questa volta non più nel ruolo di figlie e mogli che gestiscono aziende familiari da dietro le quinte, ma anche come imprenditrici, tecniche e controllore. Anche perché la sinergia tra professionisti uomini e professioniste donne è importante, è una ricchezza e il settore ha bisogno di entrambi. Ed è arrivato il momento che tutti gli operatori del settore comprendano la ricchezza e il valore che porta questa sinergia.
Bene, dunque. Consapevoli di tutti i temi importanti che si devono trattare per fare una corretta informazione del settore suinicolo, iniziamo questa nuova avventura con Stefania Veneroni e con Dox-Al, nella speranza di fare conoscere al più vasto numero di persone possibile la realtà del sistema zootecnico italiano. Che, lo sappiamo bene, è ben lungi dall’essere come lo dipingono trasmissioni televisive scandalistiche, ONG ed altre realtà molto più interessate all’audience, alle donazioni e in generale ad un loro tornaconto, che non alla corretta informazione.