USA, nuovo test per rilevare la PSA

Non solo notizie su Trump. Dagli USA arriva un nuovo test per rilevare la presenza del virus della PSA sulle superfici. Non risolve il problema, ma aiuta a fronteggiarlo.

L’estenuante lavoro di ricerca per sconfiggere la Peste Suina Africana (PSA) non si ferma e ad oggi si prospetta una nuova scoperta all’orizzonte: alcuni scienziati negli Stati Uniti hanno messo a punto un nuovo test per rilevare la presenza del virus della PSA sulle superfici. Il veterinario e specialista in produzione suina Jordan Gebhardt, che ha condotto la ricerca presso la Kansas State University, ha spiegato come il suo team sia riuscito ad arrivare a questo risultato, sostenendo che questo contribuirà a migliorare la biosicurezza a supporto del settore suinicolo.

In pratica, gli scienziati hanno utilizzato alcuni oggetti domestici di uso comune per testare la loro capacità di rilevare la presenza del virus della PSA su attrezzature e superfici su cui vengono trasportati i mangimi per gli animali. Determinare la presenza della PSA sulle superfici di camion, container e altri materiali che entrano negli Stati Uniti richiede infatti un processo molto complesso. La ricerca trae origine dal lavoro sul campo condotto dagli scienziati della “K-State” in Vietnam e si basa su test diagnostici di PCR, la Reazione a Catena della Polimerasi. I test PCR utilizzano DNA o RNA da un campione per diagnosticare malattie infettive e possono spesso fornire un risultato affidabile in meno di 24 ore.

Il team di scienziati ha quindi effettuato dei tamponi sulle superfici entrate in stretto contatto con i mangimi, utilizzando quattro materiali che potrebbero essere presenti nelle case di qualsiasi consumatore, come una garza di cotone, tamponi in poliestere, bastoncini di spugna e un panno asciutto. “Se vogliamo testare una superficie, che sia un camion, un container o una superficie in allevamento, dobbiamo sapere come raccogliere un campione da quella superficie e poi ottenere il miglior risultato diagnostico possibile per determinare se il virus è presente o meno”, spiega Jordan Gebhardt: “Chiamiamo questo processo campionamento ambientale“.

Gebhardt ritiene che questo lavoro svolto dalla K-State sarà molto utile per prevenire l’introduzione della PSA negli Stati Uniti, dove al momento la malattia non è ancora entrata, ma in caso di incursione queste tecniche saranno in grado di capire più rapidamente dove si trova il virus e come implementare misure di controllo aggiuntive per prevenire un’ulteriore diffusione del patogeno. Il team sta anche studiando se il DNA o l’RNA virale presenti su una superficie siano inermi o in grado di causare infezioni.

Ricordiamo che la PSA colpisce sia i maiali domestici che quelli selvatici, è mortale per gli animali mentre non presenta rischi per la salute umana o per la sicurezza alimentare. Non è ancora disponibile un vaccino sicuro ed efficace e finora ha causato significative perdite economiche in Asia, Europa e Africa. “Questo virus sarebbe devastante per gli allevamenti di suini nazionali e interromperebbe immediatamente le nostre esportazioni di prodotti suini verso altri Paesi”, sottolinea Gebhardt: “Ecco perché tenere fuori il virus dagli USA è davvero importante, e questa è un’area in cui sono diretti molti sforzi di ricerca”.

L’eccellente lavoro della K-State contribuirà a raggiungere un livello avanzato di biosicurezza per aiutare l’industria suinicola a difendersi dalla PSA in tutto il mondo. E speriamo che sarà presto disponibile anche da noi in Europa.

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