La carne di maiale è la più consumata a livello globale, perché è una fonte economicamente conveniente di proteine di alta qualità e diversi micronutrienti prioritari. Con l’attenzione di molte persone (in buona fede ma ingannate da disinformazione e mosse commerciali ingannevoli) focalizzata sulla transizione verso diete a base vegetale, è importante far capire come anche la carne suina possa e debba avere un ruolo importante in una dieta sostenibile e salutare. È quanto ha fatto uno studio che ha esaminato la sostenibilità globale della carne di maiale, considerando il suo valore nutrizionale, convenienza ed impatto ambientale.
L’aumento delle capacità di acquisto e le esigenze di sviluppo nei Paesi a basso e medio reddito sta creando una crescente domanda di carne per sostituire le scadenti proteine vegetali e superare la malnutrizione e la povertà. L’aumento della domanda sta riguardando proprio la carne di maiale e il pollo, data la necessità di proteine di alta qualità e nutrienti essenziali, e gli studi identificano i micronutrienti prioritari per le zone povere del pianeta come proteine di alta qualità, ferro, zinco, calcio, vitamina A, vitamine del gruppo B e vitamina D, spesso in quantità insufficienti nelle diete plant-based. Tra queste, in particolare, la dieta universale EAT Lancet, basata in prevalenza su cereali, tuberi, noci, legumi, verdure e frutta, che limita la carne di maiale ad appena 7 g/giorno e quindi va in contrasto con le elevate esigenze di proteine e nutrienti dei Paesi a basso e medio reddito; anche perché carente di vitamina B12, calcio, ferro e zinco.
Oltre ad essere un’eccellente fonte di proteine (in media 27,6 g/100 g), la carne di maiale vanta il minor apporto calorico, contrariamente ai cereali. Infatti, per ottenere 50 g di proteine dai cereali ci vorrebbero più di 2000 kcal/giorno. Il contenuto proteico degli alimenti vegetali è generalmente di appena 10 g/100 g, mentre il contenuto di carboidrati e di calorie è elevato. Inoltre, anche se gli alimenti proteici comprendono carne, pollame e pesce, uova, fagioli e legumi, noci e semi, bisogna considerare che le proteine non sono tutte uguali. Queste fonti proteiche hanno diversi profili di digeribilità delle proteine, oltre che diverse impronte ambientali, misurate in emissioni di gas serra.
Grazie a calcoli più accurati dell’impronta di carbonio degli alimenti, che considerano la quantità e la qualità delle proteine e la densità di nutrienti, l’impatto ambientale dei cibi animali è stato rivalutato. Essendo i cibi animali più nutrienti, ne serve una quantità inferiore rispetto ai vegetali per soddisfare il nostro fabbisogno. Al contrario, di vegetali ne servono molti di più e questo significa maggior produzione, con un conseguente impatto sull’ambiente più alto. La carne di maiale a proposito ha mostrato basse emissioni di gas serra. Anche il prezzo della carne di maiale è molto favorevole, simile al pollame e ai legumi, rendendola una giusta opzione per ottenere una dieta sana anche se a budget ridotto.
C’è poi la tendenza dei Paesi più ricchi e dei consumatori più abbienti ad abbandonare i cibi poveri amidacei, come cereali, patate, tuberi e legumi, come fagioli e piselli, e a privilegiare diete più varie, più costose e più ricche di nutrienti, con quantità maggiori di verdure, frutta, latticini e soprattutto di carne, con la carne di maiale tra le favorite. È una sorta di paradosso che ai Paesi ad alto reddito venga raccomandato di sostituire la carne con i legumi in nome della salute e dell’ambiente, mentre i Paesi a basso reddito vogliono sostituire i legumi con la carne per stare meglio e mirano anzi ad aumentare il consumo di carne per migliorare la qualità della dieta e la salute della popolazione. La carne di maiale può diventare dunque protagonista assoluta di una transizione proteica per quelle fasce di popolazione meno abbienti, rivelandosi un alimento strategico, capace di fornire proteine a basso costo e un buon compromesso tra l’esigenza di proteine e nutrienti di alta qualità e la necessità di sostenibilità ambientale.