Da nuovi studi sulle misure di prevenzione della Peste Suina Africana (PSA), effettuati dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), emerge che le recinzioni, anche se contribuiscono notevolmente a controllare la diffusione del virus, da sole non sono sufficienti: devono essere utilizzate insieme ad altre misure per ottenere la massima efficacia. Nel suo ultimo documento scientifico, “Fattori di rischio e di protezione per la PSA nei suini domestici e nei cinghiali nell’UE e misure di mitigazione per la gestione della malattia nei cinghiali”, gli esperti dell’EFSA hanno valutato cinque aspetti epidemiologici della PSA, utilizzando revisioni della letteratura, studi sul campo, questionari e modelli matematici.
Dall’analisi emerge che le recinzioni devono essere associate all’abbattimento, alla rimozione delle carcasse e alle infrastrutture stradali esistenti, così che possano contribuire a controllare efficacemente la PSA nei cinghiali selvatici. Inoltre, il loro successo dipende dall’attuazione tempestiva, dall’adattabilità a situazioni epidemiologiche mutevoli e dalla manutenzione periodica. Anche le barriere naturali come grandi fiumi o aree urbane possono limitare gli spostamenti dei cinghiali selvatici, la cui densità, nonostante sia un fattore noto rilevante, non ha mostrato dai modelli statistici e meccanicistici un effetto chiaro e coerente sull’epidemiologia della PSA, e occorrono dati ulteriori per comprenderne meglio il ruolo.
Gli esperti dell’EFSA hanno esaminato l’impiego dei vaccini per ridurre la popolazione di cinghiali selvatici potenzialmente infettante, ma al momento non esiste ancora un vaccino sicuro ed efficace e sono in corso ricerche per svilupparlo. Nel rapporto si indaga anche il ruolo potenziale di alcuni insetti come potenziali vettori del virus e in particolare di zecche, mosche e tafani. Mentre le zecche non sono risultate responsabili della diffusione del virus nell’UE nell’ultimo decennio, il ruolo di tafani e simili rimane incerto e richiede ulteriori indagini. Le prove scientifiche disponibili suggeriscono che le mosche delle stalle e i tafani sono esposti al virus della PSA nelle aree colpite dell’UE e hanno la capacità di introdurre il virus della PSA negli allevamenti e trasmetterlo ai suini. Tuttavia, vi è incertezza sul fatto che ciò accada e in quale misura.
Quanto ai suini domestici, misure di biosicurezza rigorose e determinate pratiche di gestione sono fondamentali per prevenire l’ingresso del virus negli allevamenti. Ciò include lo stoccaggio in sicurezza del materiale delle lettiere, l’uso di reti anti-insetto e l’evitare lo spargimento di letame proveniente da allevamenti attigui, soprattutto nelle aree in cui circola la PSA. Il lavoro dell’EFSA nell’esaminare e individuare i fattori di rischio e di protezione contro la PSA, accompagnato dalla ricerca e dall’esperienza sul campo, rappresenta un passo cruciale verso l’eliminazione di questa malattia in Europa. L’impegno e la cooperazione internazionale, il monitoraggio continuo, la compilazione di rapporti per arricchire le conoscenze e costituire la base scientifica su cui fondare le misure e l’implementazione di metodi di controllo efficaci saranno fondamentali per sconfiggere con successo la PSA a livello europeo.