Il Gruppo di Lavoro di esperti del Cluster Agrifood Nazionale (CL.A.N.) ha unito le proprie forze per redigere un Position Paper sulla Peste Suina Africana (PSA), analizzando in dettaglio la situazione attuale in Italia e proponendo strategie di gestione ed eradicazione dell’epidemia.
Ormai è da oltre due anni che l’industria suinicola italiana convive con una delle più temute malattie per il settore, perché altamente contagiosa e devastante per l’economia di tutto il comparto. La PSA è una malattia virale che è assolutamente innocua per l’uomo, ma ha un’elevata mortalità per i suini domestici e i cinghiali. L’assenza di cure e di vaccini efficaci rende particolarmente difficoltoso combattere questo virus originario dall’Africa, che si è poi diffuso a livello globale, colpendo anche i suini in Italia, con forti impatti economici e sanitari.
L’epidemia di PSA ha causato infatti ingenti perdite economiche nel settore suinicolo, con ripercussioni sulle esportazioni e sull’intera catena produttiva. Nonostante non ci sia alcun pericolo per l’uomo, né attraverso il contatto con animali infetti, né con il consumo di carne suina, in quanto con le lavorazioni e la stagionatura il virus non sopravvive, molti Paesi Terzi a scopo precauzionale hanno chiuso completamente all’export di prodotti di carne suina italiani.
Questo è un disastro, specialmente per il mercato delle DOP come il Prosciutto di Parma e il Prosciutto di San Daniele, largamente apprezzati e richiesti all’estero, facendo perdere alla filiera 20 milioni di euro ogni mese in mancate esportazioni, secondo stime Assica su dati ISTAT. Le conseguenze economiche e ambientali sono quindi devastanti, influendo indirettamente sull’approvvigionamento alimentare, ma anche sull’accesso ai farmaci derivati dai suini, come l’insulina e l’eparina.
Come si vince la partita contro la PSA? Definendo gli obiettivi, investendo nelle attività che si sono dimostrate di successo in altri Paesi ai fini dell’eradicazione, come il Belgio, la Repubblica Ceca o anche la Sardegna, adattandone le strategie all’attuale scenario epidemiologico, geografico e socioeconomico italiano. Non è ovviamente un compito semplice ed è necessario un piano nazionale di sorveglianza, che includa il monitoraggio attivo e passivo sia dei suini domestici che dei cinghiali selvatici.
Le misure di eradicazione comprendono il contenimento del virus, l’abbattimento dei suini infetti e una gestione intensiva delle popolazioni di cinghiali. Per diminuire le densità di cinghiali selvatici bisogna intervenire direttamente attraverso un incremento degli abbattimenti, almeno del 150% in più rispetto al triennio 2019-2021, impiegando personale specializzato e dedicato. È necessario poi rimuovere tempestivamente le carcasse dei cinghiali, che rappresentano una fonte di contagio, poiché il virus è estremamente resistente e occorre applicare rigide misure di biosicurezza rafforzate negli allevamenti, per evitare il contatto tra suini domestici e selvatici, mediante l’utilizzo di idonee barriere fisiche.
Il Position Paper sottolinea che tutte queste azioni e misure necessitano ovviamente di un adeguato sostegno economico, in mancanza del quale ogni pianificazione risulterebbe vuota di efficacia, perché inapplicabile. È di assoluta importanza evitare l’endemizzazione della PSA in Italia, poiché ciò causerebbe ulteriori danni al settore suinicolo. L’allevamento suinicolo italiano, specialmente per le produzioni tutelate, è infatti altamente vulnerabile a causa della specializzazione genetica delle linee suine e delle modalità di allevamento semibrado.
La diffusione della PSA metterebbe a rischio non solo l’economia, ma anche la preziosa biodiversità zootecnica nostrana e il patrimonio genetico suinicolo italiano. Tra le strategie emerge anche la necessità di negoziare accordi internazionali per garantire l’export di prodotti suini in conformità agli standard sanitari e l’adozione di test diagnostici rapidi per monitorare la presenza del virus negli allevamenti.
L’eradicazione della PSA richiede l’impegno di tutti, con una forte collaborazione tra enti locali e internazionali, per proteggere un settore fondamentale per l’economia e per la tradizione agroalimentare italiana.