Basta fake news sugli “allevamenti intensivi”. Eliminarli sarebbe un danno per uomo e ambiente!

Il vero scopo della proposta di legge n. 1760, “Disposizioni in materia di riconversione del settore zootecnico per la progressiva transizione agroecologica degli allevamenti intensivi”, fatta sulla base di una proposta presentata dalle lobby ambientaliste e animaliste. È lo smantellamento del sistema zootecnico italiano.

La zootecnia è uno dei settori più bersagliati dalle fake news, che dipingono i cosiddetti “allevamenti intensivi” come dei grandi inquinatori distruttori del pianeta e dei luoghi di tortura degli animali. Questo ha dato man forte a chi vorrebbe smantellarli e ha interessi economici nel sostituire l’intero sistema agroalimentare attuale con un altro fatto di cibi vegetali iper-processati e cibi artificiali creati in laboratorio. A tal punto che sul sito della Camera dei Deputati è stata pubblicata la proposta di legge n. 1760, “Disposizioni in materia di riconversione del settore zootecnico per la progressiva transizione agroecologica degli allevamenti intensivi”, per iniziativa di 21 parlamentari, sulla base di una proposta presentata dalle lobby ambientaliste e animaliste a febbraio (Greenpeace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia). Questa proposta sembrerebbe tutelare in apparenza l’ambiente e i piccoli produttori, attraverso la riconversione del settore zootecnico al fine della transizione agroecologica, ma in realtà il vero scopo è lo smantellamento di tutto il sistema zootecnico italiano.

Ecco perché il professor Pulina, presidente di Carni Sostenibili, ha criticato fortemente questa proposta, che si fonda sull’ideologia e non sulla scienza, con rischi enormi per tutto il settore agroalimentare italiano e per l’ambiente. Vediamo allora quali sono le fake news che inquinano il dibattito e impediscono lo sviluppo di una riflessione basata su evidenze scientifiche.

  1. Gli allevamenti intensivi sono più inquinanti di quelli estensivi. FALSO!

L’Italia ha ridotto l’impronta carbonica, azotata e fosfatica degli allevamenti grazie all’intensivizzazione intelligente. Basti pensare che solo nell’allevamento bovino da latte, dal 1980 ad oggi, le emissioni sono state dimezzate. Abolire gli allevamenti tecnologici per tornare al 1980 significherebbe immettere nell’aria il doppio della CO2 e far confluire nei terreni il doppio dell’azoto, nonché rischiare di perdere le filiere dei nostri più importanti formaggi DOP.

  • Gli allevamenti intensivi consumano terra. FALSO!

La terra coltivata non si consuma, anche quella che è usata per nutrire agli animali. A essere consumata è piuttosto quella urbanizzata.

  • La transizione verso gli allevamenti estensivi aiuterà la biodiversità. FALSO!

L’intensivizzazione intelligente della zootecnia nazionale e della sua agricoltura ha liberato enormi superfici marginali che sono state rinaturalizzate, tanto che dal dopoguerra ad oggi le superfici boschive sono duplicate, passando da 5,6 a 11,1 milioni di ettari, mentre le produzioni zootecniche sono rimaste costanti.

  • Gli allevamenti più intensivi non rispettano il benessere animale. FALSO!

Chiunque abbia a che fare con gli animali zootecnici può facilmente dimostrare che viene garantito il loro benessere, a partire dalle cinque libertà sulla nutrizione, lo spazio, la salute, il comportamento di specie e il benessere generale, che è molto più difficile garantire nell’estensivo, a differenza del protetto. Pretendere a tutti i costi lo spazio esterno significa mettere a repentaglio la salute degli animali e degli operatori e di non tenere conto della stagionalità degli stress termici che compromettono il benessere degli animali.

  • Ridurre il numero di capi per ettaro, vietare ulteriori aumenti delle consistenze e incentivare i piccoli allevatori, anche riducendo il numero totale di capi allevati in Italia è la via maestra della sostenibilità ambientale. FALSO!

Tutte queste azioni, promosse senza alcuna base scientifica, si dimostreranno controproducenti per l’ambiente, anche perché la stima dei carichi “reali” e la demolizione del patrimonio zootecnico nazionale avrebbero delle conseguenze drammatiche nel breve periodo: carenze alimentari con dipendenza da paesi terzi, effetti diretti sull’inflazione e sul carrello della spesa per le famiglie meno abbienti, chiusura di intere filiere del valore, le DOP in primis. E l’ambiente? Chiudere gli allevamenti italiani non farebbe altro che esternalizzare gli impatti oltrefrontiera.

  • Gli allevamenti sono i principali responsabili delle particelle inquinanti PM2,5. FALSO!

Gli allevamenti su scala nazionale contribuiscono al 2,5% del totale delle emissioni di PM2,5 contro il 64% del residenziale. Si veda ad esempio l’impatto del riscaldamento domestico. Mettere qualche filtro nelle canne fumarie aiuterebbe molto di più che eliminare i nostri allevamenti e i nostri allevatori.

Ma cosa porterà un mondo senza allevamenti? “In sintesi – spiega Pulina – cibi più costosi, un danno alle fasce della popolazione più fragile, distruzione di intere filiere agroalimentari che aiutano l’export italiano nel mondo, perdita di valore e posti di lavoro, diminuzione della biodiversità per aumento della pressione produttiva sui terreni rinaturalizzati, perdita di capitale fisico e umano in un settore strategico quale quello dell’agroalimentare di alta qualità, riduzione degli standard di benessere e sanità animale che sono decisamente più controllabili in allevamenti protetti piuttosto che in cima alle montagne in territori desertificati antropicamente”.

Per non parlare delle emissioni, che aumenteranno, anche a causa dell’import di alimenti prodotti in aree con maggiori impatti. “Gli allevamenti – continua il presidente di Carni Sostenibili – contribuiscono al 5,8% dell’impronta climalterante attuale in Italia. La loro estensivizzazione comporterebbe un aumento diretto delle emissioni. L’Italia detiene il record del mondo per le minori emissioni di gas serra per unità di prodotto ottenuto”.

E conclude il professore: “Questa proposta di Legge non solo è pericolosa perché se varata otterrà gli effetti opposti a quelli auspicati, ma è anche dannosa per i cittadini italiani, siano essi consumatori oppure lavoratori e operatori delle filiere dei prodotti di origine animale. Speriamo che al di là degli strilli trionfalistici dell’ideologia delle lobby animaliste e ambientaliste, prevalga la saggezza collettiva dei nostri rappresentanti parlamentari”.

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