Guerra in Ucraina: rincari insostenibili delle materie prime

La guerra non è solo morte e distruzione. I suoi danni si ripercuotono su tutto ciò che è intorno a noi, influenzando inesorabilmente in modo diretto o indiretto le nostre vite. Con l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina è cominciato un insostenibile rincaro dei prezzi delle materie prime, come non si era mai visto prima, generando una forte instabilità dei mercati. Sia la Russia che l’Ucraina infatti sono i principali esportatori di grano, soia e mais verso l’Europa. L’Ucraina è la quarta produttrice mondiale di mais, importato anche in Italia e utilizzato per nutrire i nostri 1,3 milioni di suini, ma anche bovini e polli, alla base di filiere importanti.

Ma se piovono bombe sul più importante granaio d’Europa, gli agricoltori sono impossibilitati a seminare e a raccogliere. L‘invasione dell’Ucraina ha già causato la paralisi delle esportazioni di cereali da quei Paesi. Per questo i prezzi saliranno vertiginosamente e quello del mais potrebbe triplicare in poco tempo, reduce anche dagli aumenti a causa dei rincari del petrolio e dell’energia. La granella di frumento duro è aumentata dell’81% in un anno, mentre il prezzo medio del mais che un anno fa era intorno ai 237 euro a tonnellata, a febbraio di quest’anno è salito a 312 euro a tonnellata. Anche i prezzi dei concimi sono cresciuti del 170% a causa dell’incertezza nelle forniture di gas dalla Russia.

Tutto il settore è in allarme, in quanto questa forte crisi minaccia seriamente le nostre filiere zootecniche produttrici del cibo d’eccellenza “Made in Italy”, rischiando fallimenti a catena dei nostri allevamenti suini, ma anche bovini e avicoli. Questo avrà conseguenze drammatiche per la zootecnia, per l’industria e per tutto il settore agroalimentare, che causerà una reazione a catena. Questa si ripercuoterà sui consumatori, che subiranno non solo un rialzo dei prezzi ma anche una pericolosa carenza di alimenti. E se proseguirà anche la siccità con cui è iniziato il nuovo anno, un’ulteriore contrazione del mais sarà inevitabile.

Bisognerebbe per questo ripensare completamente alle politiche agricole europee, allo scopo di aumentare l’autosufficienza, ma anche la massimizzazione produttiva. Questo ad esempio attraverso l’introduzione di mais modificato geneticamente, che cresce con meno acqua e meno fitofarmaci, e con l’impiego delle tecnologie più avanzate disponibili. E perché no, rivedendo la strategia Farm to Fork, più vicina al mondo delle fiabe (pseudo-green) che non alla realtà. Insomma, le parole d’ordine oggi sono “indipendenza” ed “efficienza”, per la tenuta del comparto, per l’agricoltura, per l’ambiente e per la nostra sicurezza alimentare. Prima che sia troppo tardi.

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