Dopo un 2023 molto pesante per il comparto suinicolo europeo e italiano, il nuovo report ISMEA evidenzia dei timidi segnali di ripresa per un settore dominato ancora da instabilità e incertezza. I dati mostrano che nel 2023 la produzione UE di carne suina era diminuita del 6,6%, mentre nei primi mesi del 2024, con un trend al ribasso dei prezzi dei mangimi, è stato evidenziato un aumento dell’offerta del 5,3%.
Quasi tutti i Paesi comunitari nel 2023 hanno registrato un calo produttivo (Danimarca -19,9%; Germania -6,8%; Paesi Bassi -13%; Spagna -4,2%), mentre c’è stato un aumento del numero delle scrofe produttrici dell’1,6% rispetto al 2022. Questo corrisponde a circa 170.000 capi in più in tutta l’Unione, indicando un inizio di ripresa della produzione UE dopo tre anni di diminuzioni. I primi due mesi del 2024 si sono distinti per un aumento della produzione di carne suina del 5,3%, mentre le esportazioni restano negative (-4,7%), a causa della caduta della domanda dalla Cina.
Una nota positiva per il settore sono è di sicuro l’alleggerimento dei costi produttivi e dei mangimi, a cui ci si era quasi disabituati dopo l’impennata degli ultimi due anni. Per le aziende specializzate nell’ingrasso dei suini pesanti, infatti, i costi nei primi quattro mesi del 2024 segnano finalmente un -1% rispetto allo scorso anno, che si era contraddistinto per un disastroso +14% tra 2023 e il 2022.
Per quanto riguarda il commercio estero, il 2023 viene ricordato per un deficit di oltre un miliardo di euro, con le importazioni cresciute in misura nettamente superiore (+31%) rispetto alle esportazioni (+6,5%). L’Italia comunque si conferma come primo esportatore mondiale di “preparazioni e conserve stagionate”, con un fatturato di quasi 2,1 miliardi di euro, corrispondente ad un +9,3% rispetto al 2022 e una crescita dei volumi del 5,6%. I salumi italiani continuano a dominare sui mercati esteri, nonostante le barriere sanitarie e l’incognita PSA, la Peste Suina Africana, con un aumento dell’esportazioni del 17,9% in valore e del 13,4% in volume nei primi due mesi del 2024.
Ma una minore domanda di carne suina UE da parte della Cina, USA, Giappone e Australia potrebbero rallentare le esportazioni comunitarie del 2024, con una stima del -4% secondo ISMEA, e si potrebbe creare un eccesso di offerta sul mercato interno. Nonostante la PSA sia circoscritta solo ad alcune aree del territorio nazionale, sta creando seri problemi alla movimentazione dei capi, con perdite dovute al mancato export di carni fresche e di alcune categorie di salumi verso mercati strategici come quelli asiatici.
Il 2023 è stato un anno difficile per la spesa domestica di carne suina, che è in forte rallentamento anche nei primi mesi del 2024, segnando una significativa diminuzione dei consumi. Il report ISMEA evidenzia un -3% in volume rispetto al 2022 e un aumento dei prezzi dell’8,8%, mostrando un effetto “sostituzione” delle carni suine con le più accessibili carni avicole.
Anche per i salumi il 2023 si è chiuso con un -2,7%: i prodotti più penalizzati sono stati i prosciutti crudi, con alcuni DOP che hanno perso tra il 4,7% e il 6,1% dei volumi rispetto al 2022. La mortadella invece si conferma un prodotto molto acquistato, con una crescita di quasi il 3%.
Nonostante domini ancora tanta instabilità, dal report ISMEA emerge un settore suinicolo in evoluzione, con una volontà da parte dei consumatori di continuare ad acquistare una delle categorie più importanti nel proprio paniere.