PSA: il nuovo piano strategico nazionale tra contenimento, biosicurezze e formazione

Il nuovo Piano Strategico 2025 per il controllo della PSA in Italia punta su contenimento, biosicurezza, sorveglianza e depopolamento dei cinghiali per proteggere gli allevamenti suinicoli e fermare la diffusione della peste suina africana.

La Peste Suina Africana (PSA) continua a rappresentare una delle più gravi minacce per il comparto suinicolo italiano. Il nuovo Piano Strategico 2025, presentato dal Commissario Straordinario alla salute animale, dr. Giovanni Filippini, introduce un approccio integrato, scientifico e multilivello per contenere il virus e tutelare l’intera filiera.

Situazione epidemiologica aggiornata

Il 2025 ha confermato la persistenza del virus nel nord Italia – in particolare in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria e Toscana – e la sua ricomparsa in Calabria, con un nuovo caso accertato il 28 aprile dopo mesi di apparente silenzio epidemiologico. Resta invece stabile la situazione in Campania e Basilicata, dove non si sono registrati nuovi focolai.

I cinque pilastri dell’azione strategica

Il piano poggia su cinque direttrici operative:

  1. Contenimento: barriere fisiche lungo le arterie autostradali (A1, A4, A15), trappole e gabbie fisse, monitoraggio dei varchi e studio del comportamento dei cinghiali con radiocollari e fototrappole.
  2. Depopolamento: abbattimenti mirati con obiettivi differenziati in base alla presenza o meno di casi recenti. In aree ad alto rischio, si punta a un prelievo di almeno 1 cinghiale/km².
  3. Sorveglianza: rafforzata grazie a squadre cinofile molecolari, droni e coinvolgimento degli “agricoltori sentinella”, incentivati e formati per la ricerca attiva di carcasse.
  4. Biosicurezze: controlli ogni 90 giorni negli allevamenti in zona rossa, limitazioni agli accessi, obblighi di tracciabilità di foraggi e liquami, formazione degli operatori e protocolli ClassyFarm.
  5. Formazione e comunicazione: eventi annuali a livello centrale e regionale, campagne informative e dashboard interattive per la diffusione dei dati epidemiologici e normativi.

Un modello integrato, ma non privo di criticità

Tra i punti di forza del Piano: l’utilizzo di strumenti scientifici avanzati, la collaborazione con università, ISPRA ed enti territoriali, e l’impiego di tecnologie innovative come i GPS per la tracciabilità e i sensori su droni e cani molecolari.

Permangono però delle criticità:

  • carenza di personale specializzato in alcune aree;
  • difficoltà burocratiche nella gestione delle deroghe e dei controlli;
  • resistenze sociali alla caccia di contenimento;
  • scarsa uniformità nell’applicazione delle norme a livello regionale.

Il ruolo centrale degli allevatori e delle associazioni

Nel nuovo Piano, allevatori e associazioni di categoria come Assosuini sono chiamati a svolgere un ruolo attivo non solo nel rispetto delle norme di biosicurezza, ma anche nella segnalazione di anomalie sul territorio, nella diffusione della cultura del rischio e nel dialogo costante con le autorità sanitarie.

Uno sguardo al futuro

Il Piano prevede ulteriori opportunità: dai finanziamenti europei per il rafforzamento del sistema veterinario pubblico, fino alla possibile introduzione di un vaccino efficace. Ma perché la strategia funzioni davvero, sarà essenziale consolidare la collaborazione tra pubblico, mondo agricolo e istituzioni.

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