Presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano: “Serve chiarezza sulla gestione della Peste Suina Africana”

Esposto alla Procura di Milano sulla gestione della Peste Suina Africana: chiesti accertamenti su omissioni e ritardi delle autorità che hanno aggravato la crisi del comparto suinicolo italiano.

Abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, chiedendo di accertare eventuali responsabilità da parte delle Pubbliche Amministrazioni nella gestione dell’emergenza legata alla Peste Suina Africana (PSA), una delle più gravi minacce sanitarie ed economiche per il comparto zootecnico nazionale.

La PSA, come sappiamo tutti, è una malattia virale altamente contagiosa, che colpisce esclusivamente suini domestici e selvatici. L’assenza di un vaccino efficace, la molteplicità delle vie di trasmissione e la straordinaria resistenza ambientale del virus impongono misure di contenimento rapide, efficaci e coordinate. Tuttavia a fronte di una normativa europea e nazionale estremamente chiara, le amministrazioni competenti non avrebbero messo in atto, nei tempi e nei modi dovuti, le misure necessarie a contrastare efficacemente la diffusione della malattia.

Una crisi annunciata, che colpisce l’intero sistema suinicolo

Secondo i dati riportati nell’esposto, la filiera suinicola italiana sta perdendo circa 20 milioni di euro al mese, principalmente a causa delle restrizioni all’export che penalizzano in particolare le produzioni DOP come il Prosciutto di Parma e di San Daniele.

Oltre all’aspetto economico immediato, la PSA sta avendo ripercussioni strutturali sul settore: dal giugno 2023 al giugno 2024, il numero degli allevamenti suini è sceso da 26.676 a 24.221, con una diminuzione del patrimonio suinicolo nazionale da 8,3 a 7,9 milioni di capi. In alcune regioni – come Liguria e Molise – la contrazione ha superato il 25%.

Queste perdite sono in parte riconducibili alla mancata o tardiva attuazione delle misure di prevenzione e contenimento previste dalla normativa vigente, tra cui l’abbattimento selettivo della popolazione di cinghiali, l’installazione di barriere fisiche per limitarne gli spostamenti, e un’efficace sorveglianza epidemiologica.

Focus sulla Lombardia e sull’area padana: cuore della produzione nazionale in pericolo

Particolare attenzione viene posta sulla Lombardia, che rappresenta circa il 60% della produzione suinicola italiana. Nonostante ciò, nella regione è attivo un solo Gruppo Operativo Territoriale (GOT) per la gestione dell’emergenza: una situazione tutto inadeguata per fronteggiare un fenomeno di questa portata. Anche Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto – regioni fondamentali per il comparto – risultano gravemente esposte.

Nel documento si evidenzia inoltre che, a differenza di altri Paesi e territori che hanno efficacemente eradicato la malattia (come Belgio, Repubblica Ceca e la stessa Sardegna), l’Italia non ha ancora attuato in modo strutturato e omogeneo un piano nazionale di eradicazione. Eppure, proprio nella documentazione elaborata dal Commissario Straordinario alla PSA si parla della necessità di abbattere almeno 600.000 cinghiali nel primo anno per ridurre la pressione infettiva. Tale obiettivo, a oggi, risulta ancora lontano.

Un danno economico e istituzionale

Da non sottovalutare anche il potenziale danno erariale derivante da questa situazione: l’inazione o la cattiva gestione dell’emergenza porta non solo a perdite economiche dirette per gli allevatori, ma anche a un aumento della spesa pubblica legata agli indennizzi per l’abbattimento del bestiame infetto, che non coprono comunque l’intero danno subito dalle aziende.

La richiesta alla Procura

Pertanto chiediamo alla Procura di Milano di verificare l’operato di tutte le amministrazioni coinvolte, in particolare:

  • il Ministero della Salute,
  • il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste,
  • e le Regioni Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria e Veneto.

Chiediamo che vengano accertate eventuali omissioni, ritardi o inefficienze nell’attuazione delle misure previste dalla normativa nazionale ed europea in materia di PSA, che – se confermate – potrebbero configurare responsabilità di natura amministrativa, civile o penale.

Ci si riserviamo infine di costituirsi parte civile in eventuali procedimenti giudiziari che dovessero scaturire dall’azione della magistratura.

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