Perché si usano le gabbie parto negli allevamenti suinicoli?

Tutta la verità sul perché in suinicoltura vengono usate le cosiddette “gabbie parto”, una soluzione per un maggiore benessere animale. Nel mondo reale, le percezioni di animali ed umani non sono le stesse.

Il nostro concetto di “gabbia” è quasi sempre negativo: la vediamo come una trappola che limita la libertà e crea sofferenza. Per gli animali invece non è sempre così. Anzi, può essere visto come un rifugio che dà sicurezza, tranquillità e protezione. È difficile per noi da credere, ma il modo di vedere il mondo degli animali non corrisponde a quello degli esseri umani. È il caso delle gabbie parto per le scrofe, introdotte già nei primi anni ‘60 proprio per risolvere gravi problematiche che si verificavano in questo momento così delicato.

Infatti, la scrofa durante il parto ha un cambio umorale e ormonale molto importante. Lasciare liberi allo sbaraglio la scrofa e i suoi suinetti in una sala parto crea uno stato di stress superiore e un maggior schiacciamento dei piccoli, che ne provoca la morte. Quando la scrofa si corica è alto il rischio che schiacci i sui piccoli, specialmente nei primi giorni di vita. Invece, grazie all’introduzione delle gabbie parto, è stata ridotta significativamente la mortalità per schiacciamento dei suinetti, creando un nido con fonte di calore adatto a migliorare la sopravvivenza dei piccoli e assicurando un ambiente pulito ed igienico.

Sembra un controsenso, ma in realtà la scrofa confinata in una gabbia in sala parto si sente tranquilla e protetta. Per noi essere umani può non essere una bella immagine da vedere, ma per gli animali è una protezione duplice, per la scrofa e per i suinetti appunto. Inoltre, confinarle le lascia tranquille anche perché senza l’intervento dell’uomo, che può entrare a fare i suoi controlli come una vaccinazione oppure a monitorare il trogolo, senza causare agitazione e aggressività negli animali.

“Tutti gli allevamenti, ma più in generale qualsiasi interazione tra uomo ed animale, anche per compagnia, non prevedono più comportamenti ‘naturali’ da parte degli animali, ma una simbiosi tra loro e l’uomo”, spiega Pier Giuseppe Ronco, allevatore suinicolo: “Nel caso specifico delle gabbie parto, quest’aspetto si manifesta con una fiducia della scrofa verso gli operatori che accudiscono lei e la sua prole tale che episodi di aggressività per difendere la nidiata (che sarebbe un comportamento assolutamente naturale) sono rarissimi e tutta la gestione di questo delicato periodo avviene nella massima serenità per tutti, uomini ed animali.”

“Già solo con l’uso di box da parto aperti, la scrofa non sentendosi protetta si riprende il ruolo di difesa della nidiata – sottolinea il suinicoltore – ed appare permanentemente vigile rispetto a chi si avvicina al box, il che comporta un aumento delle volte in cui si alza e si corica, in primis con conseguente aumento del rischio di schiacciamenti, ma che soprattutto può sfociare per qualche esemplare in aperta aggressività verso gli operatori, che risultano così meno disposti ad entrare nei box per accudire i suinetti per evitare rischi, con conseguente peggioramento del benessere dei suini. Inoltre, basta che nel locale ci sia un soggetto aggressivo per agitare tutti gli altri, con conseguenze evidenti sulla routine d’allevamento.”

Eppure, anche a causa dell’impreparazione e dell’arroganza degli animalisti sulle questioni legate al benessere animale (ne abbiamo viste di ogni, ma il peggio è stato probabilmente raggiunto con la questione PSA e i “rifugi” stile “Cuori liberi), si è provato in molti modi di eliminare le gabbie, come ad esempio il getto di aria fredda per impedire al suinetto di andare sotto la pancia della scrofa. Al momento, però, la gabbia parto è ancora la soluzione più efficace. La realtà è che ci sono determinati momenti in cui per la scrofa è meglio rimanere in una gabbia parto. Questo perché, non ci stancheremo mai di ripeterlo, soprattutto in questo mondo disneyficato, il benessere animale non sempre coincide con quello che pensa l’essere umano e libertà di schiacciare i suinetti non è proprio sinonimo di migliori condizioni in allevamento.

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